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al testo di Loredana Savelli
Pessoa
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Pessoa (o uno dei suoi eteronimi) sostiene che siamo cicale e mosche: anche noi passiamo l’estate lontani dalla filosofia. Sostiene Pessoa (o uno dei suoi eteronimi), che, nella pioggia o nel vento, la sossego sussurra il nome dei morti. Pessoa (o uno dei suoi eteronimi) dice se tra l'origine e l'ignoto c'è la voce del mare?
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Loredana Savelli
- 26/07/2015 11:41:00
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Grazie, Cristina e Franca, siete generose.
Cristina, credo che tu conosca Pessoa, Tabucchi e tutti gli eteronimi molto più a fondo di me!
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Cristina Bizzarri
- 26/07/2015 00:17:00
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Delizioso di ambigua delicatezza - quanto mai appropriato qui in fatto di personalità multiple ma anche di immedesimazioni e passioni - il tuo "sostiene Pessoa", che è contemporaneamente tributo allo stesso Pessoa e al suo studioso e traduttore Tabucchi - ma la prospettiva si complica ulteriormente perché ci conduce a un romanzo dello stesso Tabucchi che la stessa Savelli ha letto, come si è lasciata trasportare dalla sossego fino al suo sconfinare nellinquietudine - magari affacciata a una finestra sul mare che è forse lo stesso di Pessoa ... o di uno dei suoi eteronimi. E io che ti leggo vivo questi sdoppiamenti, "triplicamenti", questa sottile inquietudine vagamente e pessoanamente esoterica ... Per dirti che la tua poesia trasporta in quel clima in cui lui viveva, in quelle atmosfere.
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Loredana Savelli
- 25/07/2015 13:18:00
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Grazie, Nando. Pessoa non dovrei nemmeno nominarlo, per quanto è grande. Però mi capita che quando incontro o reincontro uno scrittore che mi parla dentro direttamente, scatta un moto di affetto e mi metto quasi a tu per tu. Pessoa è penetrante come pochi. Ogni pagina del suo Libro delinquietudine è una pittura e insieme uno scandaglio. Io ho cercato quasi di ammortizzarne limpatto, come per ridimensionarlo.
Un caro saluto (ho rivisto il testo)
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Franca Alaimo
- 25/07/2015 12:59:00
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Così bella è questa poesia che coglie la "pessoità", se così si può dire di uno dei più geandi ed inquieti ed inquietanti scrittori. Tutto, se visto attraverso i suoi occhi, può ricondursi a quel tremore dellanima che lui cerca di afferrare ovunque. E se Loredana tutto questo crede di trovarlo nel mare, io che sono un i-sola-na, confermo. Il mare canta molte cose, troppe.
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Nando
- 25/07/2015 11:09:00
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Cè in questa poesia la bellezza tematica della poetica savelliana, amabilissima per quellautentico interrogarsi, per quella ricerca di una parola udibile, capace di dirci lindicibile; "amabilissina" non sintenda come sdolcinato sentimentalismo o effluvio di un quietismo di pensiero, ma effetto di una corrispondenza e prestito di voce: ché si ama quella poesia che parli per noi; nei casi felici, e questo lo per Loredana, una parola poetica (Pessoa) suscita uneco di se stessa o diventa testimone di una staffetta poetica, spingendo alla mozione di fiducia unaltra parola (Savelli), che a sua volta... in un continuo correre collettivo alla ricerca dell"umano" che in noi. Fosse pure lignoto che abita il mare conosciuto.
Ciao, Lory.
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